Brighton Beach, Brooklyn

E’ il cuore della notte quando qualcosa disturba la tranquillità della spiaggia deserta: una sfera di fulmini che in qualche modo sembrano curvare lo spazio, depositando qualcosa di inaspettato... una donna dai lunghi capelli castani, inginocchiata all’interno della distorsione, nuda.

Si alza in piedi e guarda verso l’alto, concentrandosi sulla Luna. Poco meno della metà è illuminata, ed ai suoi occhi la cosa è significativa... non ci sono le luci delle città.

“Ha funzionato. Dev’essere l’anno giusto” riflette la donna, i cui pensieri sono interrotti dal suono di fischi e risate.

-Hey! Guarda un po’ cosa abbiamo qui!

La spiaggia non è deserta come pensava: dopotutto questa è la città che non dorme mai. Tre ragazzi a malapena maggiorenni le si avvicinano, ma l’odore di alcol è riconoscibile ancora prima che lo facciano. Lei cerca di dargli le spalle, ritrovandosi presto accerchiata.

-Non vi ho dato il permesso di avvicinarvi o di guardarmi – dice lei, stizzita.

-Dai baby, non fare così, ci possiamo divertire – dice uno dei ragazzi, afferrandola per un braccio. Una rapida mossa di qualcosa che assomiglia parecchio al judo e lui si ritrova a terra, la faccia sulla sabbia ed il piede della donna sulla nuca.

-Che c##zo fai, tr##a!? – scatta uno degli altri, estraendo una pistola. E’ troppo inebriato per premere il grilletto prima che la donna gli si avvicini per sferrare un colpo di taglio alla gola. Lui lascia cadere la pistola per la sorpresa, e prima che il terzo ragazzo possa fare una mossa lei ha già recuperato l’arma e gliela sta puntando contro.

-Dammi i tuoi vestiti ed userò la modalità di stordimento.

-Whoa, baby, noi volevamo solo divertirci! – si arrende l’ultimo, alzando le braccia.

-Sono la Regina Ravonna. Se vuoi vivere, ti rivolgerai a me come “Vostra Maestà”.

 

#22 – La regina e l’arciere

di Fabio Furlanetto

 

Castello Temporale, al di fuori del tempo

Lancer non è mai stata nella nuova fortezza del Dottor Destino, ma qualcosa di quelle mura le dà una brutta sensazione. Forse è il fatto di non incontrare nessun essere umano sulla sua strada, o la meticolosità in cui questo luogo è stato costruito nel replicare ogni angolo del Castello Destino.

Raggiunge comunque rapidamente quelle che riconosce facilmente come le camere per gli ospiti, immerse nella lussuosa combinazione di antico e moderno che sembra definire ogni aspetto di Latveria. Entra nella suite ottocentesca decorata con quadri preziosi e schermi ultrapiatti, passando di fronte al buco ancora fumante che è stato impresso nel muro ed avendo cura di non calpestare i resti di un robot d’assalto, sparsi su un tappeto da migliaia di dollari.

-Lancer a rapporto, signore – si annuncia mettendosi sull’attenti.

Il Dottor Destino le dà le spalle. E’ di fronte alla poltrona su cui è appoggiato il costume di Ravonna, una tuta gialla con mantello blu.

-La nostra ospite ha aggirato le contromisure temporali; secondo i miei calcoli deve aver raggiunto il nostro presente. Non ha portato con sé nessun componente tecnologico, quindi dovremo rintracciarla con metodi più semplici.

-Sì, Destino. Riporterò Ravonna a Latveria.

-Riporteremo. Mi occuperò personalmente della faccenda... sottrarsi alla mia ospitalità senza il mio permesso è un’offesa che non può restare impunita.

-Capisco. Ravonna può aver portato con sé l’arma che ha usato per distruggere il robot di guardia?

-Non l’ha fatto. L’ho incenerito io stesso dopo aver ricevuto il suo rapporto della fuga – spiega Destino, voltandosi verso l’uscita e dicendo a Lancer:

-Non accetto fallimenti. Ravonna tornerà in mano mia o qualcuno farà la stessa fine di quel robot.

 

Coney Island

Clint Barton ha visto cose che la maggior parte della gente non può neanche immaginare. Altre dimensioni, altre galassie, ha cavalcato destrieri nel Vecchio West ed affrontato demoni dell’Inferno. Più e più volte si è trovato nel mezzo di scontri tra dei e creature molto più spaventose, e non solo è sopravvissuto, ma si è guadagnato il loro rispetto ed ammirazione.

Ed ora è seduto sul divano con una birra in mano, intento a seguire una partita di basket.

-Hai davvero intenzione di startene lì a poltrire tutto il giorno!? – si lamenta l’adolescente dai capelli neri di fronte a lui, con le braccia incrociate ed il piede che batte nervosamente a terra.

-Giocano i Lakers – risponde Clint Barton, inclinando la testa per continuare a seguire la partita.

-Da non credere! La grande coppia Occhio di Falco e Black Arrow finalmente riunita...

-“Grande coppia”? – ripete Clint, alzando un sopracciglio. Kate Bishop lo ignora e continua.

-...e preferisci restartene in casa a guardare una stupida partita, invece di trovare qualcosa di eroico da fare?

-Prima di tutto non abbiamo mai smesso di lavorare assieme: te ne sei andata in giro per qualche giorno con i tuoi amici dei Vendicatori Junior...

-Giovani Vendicatori – lo corregge Kate.

-... e sei venuta a seccare me perché ti annoi tra una missione e l’altra. Sbaglio?

-Ti detesto quando hai ragione – sospira Kate, praticamente gettandosi sul divano di fianco a lui.

-Insomma, come fai a tornare a dare la caccia a criminali da quattro soldi dopo che hai salvato il mondo da minacce cosmiche?

-Ci si abitua – risponde Clint con nonchalance, seguita da una sorsata di birra prima di continuare il discorso – Ascolta, so come ci si sente. Fare il super-eroe è come essere drogati d’adrenalina: non c’è niente che ti possa caricare allo stesso modo. Se non trovi qualcosa di più piccolo, di più umano da fare, rischia di farti impazzire.

-Quindi che dovrei fare?

-Ti direi di guardarti una partita di basket, ma visto che tifi i Knicks sei senza speranza come Maya.

-Ah-ah, molto spiritoso, davvero.

-Senti, che vuoi da me!? Trovati un ragazzo e và a rompere le scatole a lui, invece che a me.

-Più facile a dirsi che a farsi. Tutti i super-eroi della mie età sono degli sfigati o sono gay.

-Andiamo, sei giovane, carina e ricca sfondata, non devi per forza correre dietro ai mantelli.

-Ricordami un po’ quante delle tue ex sono eroine o superspie?

-Vuoi proprio prendermi per sfinimento, vero? Okay, puoi seguirmi nella ronda di stanotte.

-Ugh. Speravo in qualcosa di più “salviamo il mondo” di una ronda.

-Il mondo non è sempre in pericolo, anche se a volte può sembrarlo. Quando succederà qualcosa di terribile, i guai arriveranno fino a me senza andare a cercarli.

Proprio al termine della frase, qualcuno suona al campanello. Kate scatta giù dal divano come se fosse un allarme antincendio, per quanto è carica di adrenalina.

-Se becco chi si è inventato l’idea della spalla dell’eroe gli spacco l’arco in testa – sospira Clint Barton, tracannando quel poco di birra rimasta nella bottiglia.

Kate Bishop non si aspetta di trovare qualcosa di eccitante dell’altro lato della porta. Spera solo di essere sorpresa, anche se non credeva di essere così confusa.

Si trova davanti una donna dai lunghi capelli castani, che indossa una tuta da ginnastica gialla che sembra uscita dal set di Kill Bill, assieme ad un mantello blu ed una visiera high-tech gialla.

-E’ questo il maniero di Occhio di Falco? – chiede la strana donna.

-Non sei un po’ vecchia per le iniziazioni? Come ti sei conciata?

-Mostra rispetto, inserviente. Stai parlando con una Regina.

-Una regina in tuta da ginnastica. E cosa hai usato per quel mantello, una tenda?

-Quest’epoca soffre di una misteriosa mancanza di mantelli. Ora fatti da parte oppure-

Kate Bishop non le lascia terminare la frase, richiudendo la porta quasi sbattendogliela in faccia.

-Chi era? – chiede Clint Barton.

-Una cosplayer a zero budget. Il tuo quartiere è sempre più-

Adesso è il turno di Kate di essere interrotta, ma in modo estremamente più drammatico: la porta esplode senza alcun preavviso e quasi senza fare rumore. L’istinto ha il sopravvento e Kate si getta immediatamente a terra per evitare di essere colpita dalle schegge.

-Okay! Non esattamente a zero! – si corregge la ragazza.

Anche Clint Barton reagisce per istinto. Infila una mano sotto il divano per estrarre qualcosa, rotola giù per lo schienale, e quando è a terra impugna già l’arco e sta incoccando la freccia.

Giusto in tempo per vedere l’intrusa, che avanza tenendo in mano un’arma che agli occhi esperti di Clint ha tutta l’aria di essere stata costruita con pezzi di ricambio di elettrodomestici.

-Principessa Ravonna!? – la riconosce una volta presa di mira, e trattiene il colpo.

-Regina Ravonna. Ho bisogno del tuo aiuto, Occhio di Falco.

-La conosci? – chiede Kate Bishop.

-E’ la ragazza di Kang il Conquistatore. Che cosa vuoi da me, Ravonna?

-Protezione.

-Abbattere la porta di casa è un modo strano per chiederlo – commenta Kate.

-Protezione da cosa? Kang è ancora in prigione, da quel che ne so.

-Da un tiranno che desidera conquistare il mio regno. Non posso dire di più al momento.

-Diciamo che ti credo. Perché io e non i Vendicatori?

-Non so se posso fidarmi di loro. Ma tu sei uno dei quattro Vendicatori che salvarono il mio regno; so di potermi fidare di te. Per qualche misterioso motivo non riesco a risalire alla traccia temporale degli altri tre: il tiranno potrebbe averli già presi di mira. Non posso lasciarteli contattare.

-Potrei chiamare i Giovani Vendicatori – coglie l’occasione Kate.

-Non ho intenzione di fare niente finché Ravonna non mi avrà dato altre informazioni. Spiacente, ragazza, ma non mi hai dato molte ragioni per crederti. Se vuoi il mio aiuto, ti conviene parlare.

-Lo farò. Ma non qui, il rischio di essere intercettati è troppo grande. Non hai un luogo più discreto?

-Un’idea ce l’avrei...

 

Brighton Beach, Brooklyn

Questa non è esattamente la spiaggia più popolare d’America, ma in qualsiasi momento dell’anno è sempre possibile trovare dei turisti o anche solo delle persone che vogliono prendersi una pausa dalla Città Che Non Dorme Mai e dalle sue stranezze.

Di certo non si aspettano di veder apparire dal nulla due persone, e sono ancora meno preparate al fatto che una delle due è il Dottor Destino.

-Ravonna è stata qui – rivela il tiranno, guardandosi attorno. Lancer pensa che sia utilizzando i sensori della propria armatura per effettuare una scansione dell’area, ma la sua domanda la spiazza:

-Perché queste persone si trovano qui? L’America si occupa così poco di trovare una casa per i suoi cittadini da costringerli ad accamparsi?

-Come? Credo siano solo turisti.

-In un luogo simile? Non ci sono monumenti o musei, e di certo nessun paesaggio naturale che possa essere degno di questo nome.

-Non sei mai andato in spiaggia solo per prendere un po’ di sole? – chiede Lancer; l’unica risposta del Dottor Destino è incrociare le braccia e guardarla dall’alto al basso.

-No, immagino che tu non sia il tipo. Nessuna fortuna nel risalire la traccia di Ravonna?

-Destino non ha mai avuto bisogno di fortuna. Ravonna è stata scaltra: il salto temporale ha coperto l’energia temporale emessa dalle sue molecole, ma ci sono altri metodi. Il corpo umano perde costantemente una quantità microscopica di materiale dalla propria pelle; i miei sensori sono sufficientemente sensibili da identificare il codice genetico di Ravonna, ma anche compensando adeguatamente i fattori ambientali che hanno sicuramente disperso la scia che si è lasciata dietro, posso restringere il campo.

-Fantastico. Di quanto, esattamente?

-Si è recata a Coney Island. Impossibile dire dove si sia diretta: così vicina a Manhattan, potrebbe già essersi rivolta ai Vendicatori o a Richards stesso.

-Non sono troppo sicura che andrebbe da loro. Ha paura di te, certo, ma non credo che voglia correre il rischio di essere arrestata.

-Allora potrebbe davvero essere ovunque, se ha raggiunto un aeroporto.

-Senza neanche un soldo?

-Hm. Ammetto una certa difficoltà nell’immedesimarmi nelle limitazioni che affliggono la gente comune, Lancer. Se tu fossi al posto di Ravonna, dove ti recheresti?

-E’ disarmata, in terra straniera, e in fuga. Cercherà qualcuno che conosce e che pensa possa proteggerla senza attirare la tua attenzione, il che decisamente esclude i Fantastici Quattro e molto probabilmente anche i Vendicatori.

 

Un magazzino di Coney Island

Fino a poche settimane fa questo edificio era di proprietà della famiglia Manfredi, il cui nome è stato sinonimo dell’organizzazione criminale Maggia per decenni.

Sarebbe necessario un lungo lavoro investigativo per risalire all’attuale proprietario e scoprire che non è più collegato al Maggia pur mantenendo un contatto con la propria storia.

-Grazie per il nascondiglio – dice Occhio di Falco avvicinandosi all’uomo che indossa il costume della Tigre Bianca; sotto la sua maschera si nasconde Mike Manfredi, figlio del potentissimo boss del Maggia conosciuto come Silvermane.

-Di niente, ma mi aspettavo che ti rivolgessi ai Vendicatori per cose del genere.

-Non finché non ci avrò visto chiaro. Non sono ancora del tutto sicuro che questa non sia una trappola – ammette Clint Barton.

-E quindi hai pensato che fosse un’idea migliore mettere in pericolo noi? Gran bel piano – interviene una donna che indossa una maschera che copre la metà inferiore del suo volto, sufficiente a non farla identificare come Maya Lopez.

-Non vi avrei chiesto di venire qui per aiutarmi a tenerla d’occhio se non mi fidassi di voi.

-Quindi chi sarebbe la sorvegliata speciale? – domanda Tigre Bianca, osservando Ravonna impegnata a supervisionare  l’ingresso del magazzino assieme a Black Arrow.

-Non so se volete saperlo – gira attorno alla questione Clint.

-Provaci – insiste Maya.

-E’ la principessa di un regno spaziale del futuro.

-Mi prendi in giro, vero?

-Questo forte è inadeguato – protesta Ravonna, incamminandosi verso Occhio di Falco.

-Sarebbe più facile aiutarti se sapessimo da cosa stai scappando, principessa – risponde Black Arrow, che non si preoccupa di mostrare quanta poca pazienza ha per la viaggiatrice del tempo.

-Regina – puntualizza Ravonna.

-Ci lasciate un po’ di privacy? – chiede Occhio di Falco ai suoi alleati, aspettando che siano a debita distanza prima di parlare direttamente con la donna che dovrebbe difendere.

-Che ti è successo, Ravonna? Quasi non ti riconosco.

-E’ passato molto tempo da quando ero una principessa in pericolo che aveva bisogno di essere salvata dai Vendicatori, Occhio di Falco. Sono rimasta al fianco di Kang quando abbiamo riconquistato non solo il regno di mio padre, ma lo abbiamo espanso a tutta la Galassia.

-Eppure adesso sei qui. E Kang è in prigione. Che è successo?

-La sua ossessione per i Vendicatori è stata la sua rovina, come sempre. Se fosse rimasto nel presente assieme a me, avremmo regnato supremi; ma l’idea di non poter distruggere i Vendicatori era inaccettabile per lui.

-E non hai intenzione di liberarlo? Trovo difficile crederlo.

-Sono stata cresciuta per regnare, Occhio di Falco: la mia responsabilità è verso i miei sudditi. Non desidero fare altro che tornare al mio tempo e riprendere il mio posto... ma nel mio desiderio di farci ritorno, sono rimasta cieca rispetto all’ossessione di un uomo fin troppo simile a Kang.

-Il tiranno di cui parli. C’è un qualche motivo per cui non mi dici che è il Dottor Destino?

-Come fai a saperlo!? – si stupisce Ravonna, guardandosi attorno come se si aspettasse di trovarsi improvvisamente circondata da Doombot.

-Sono passati anni anche per me; ho imparato a fare due più due. Che cosa vuole Destino da te?

-Non ne sono certa. All’inizio credevo la mia tecnologia o la mia nave ammiraglia, ma non sembrano interessarlo; tutto quello che so è che non vuole che io ritorni al presente.

-Destino sta preparando qualcosa, questo è chiaro; ci sono troppe cose misteriose incentrate su Latveria ultimamente, anche più del solito. Non ne sai proprio niente?

-So che sta radunando alleati; in effetti, credevo di essere una di loro.

-Alleati per cosa?

-L’unica cosa che può soddisfare uomini come Kang e Destino. Una guerra.

-Abbiamo compagnia – avvisa Black Arrow, impugnando l’arco e preparandosi a lanciare una freccia verso il portone d’ingresso.

Lame più incandescenti della superficie del Sole ritagliano una porta, aperta con un calcio da una donna in costume verde e grigio che nessuno dei presenti riconosce. Black Arrow scocca la freccia, che raggiungerebbe la donna se non fosse incenerita da un raggio laser lanciato dall’imponente figura dietro di lei.

-Oh ##### – commenta la ragazza all’ingresso del Dottor Destino.

-Lancer. Non desidero essere disturbato – chiarisce quest’ultimo.

-Sissignore – risponde la donna, muovendosi a velocità superumana verso Black Arrow.

 

Il Dottor Destino avanza lentamente verso Ravonna ed Occhio di Falco, incurante del raggio della pistola della prima e delle frecce esplosive del secondo: tutto si infrange sul su campo di forza.

-Mi deludi, Ravonna. Ti ritenevo una donna assai più scaltra, eppure cerchi rifugio tra gli inefficaci difensori di una città insozzata dal crimine.

-Anche per me è bello rivederti, Vic – lo interrompe Occhio di Falco, scoccando una freccia-acido sul pavimento: il peso dell’armatura del Dottor Destino è troppo per le assi corrose sotto i suoi piedi, facendolo sprofondare di diversi centimetri.

-Barton. Irritante come sempre – commenta il monarca di metallo, levitando al di sopra della buca.

 

Black Arrow non si aspettava che Lancer fosse così veloce; riesce a bloccare il suo colpo usando l’arco come un bastone, ma nel farlo si è lasciata scoperta.

Prima che Lancer possa colpirla, Tigre Bianca è riuscito ad avvicinarsi e a bloccarla, stringendosi a lei e senza lasciarle modo di fare leva.

-Non ho intenzione di farti del male – le dice.

-Non preoccuparti. Non è più possibile – risponde Lancer liberandosi dalla sua stretta: dovrebbe essere impossibile farlo senza slogarsi entrambe le spalle, e c’è qualcosa di distintamente inumano nel modo in cui Lancer è riuscita a piegarsi. La donna afferra Tigre Bianca per il polso e lo scaraventa a Black Arrow come se non pesasse niente.

Maya Lopez non si lascia scappare l’occasione. Duplicando con assoluta precisione una mossa della Vedova Nera salta in spalla a Lancer, stringendo con forza le proprie gambe attorno al suo collo per bloccare l’ossigeno e facendole perdere l’equilibrio.

-Ma per piacere – risponde Lancer, nemmeno senza fiato, mentre il suo corpo rilascia una scarica elettrica estremamente dolorosa.

-Maya!!! – urla Tigre Bianca, correndo in soccorso dell’alleata. Anche Black Arrow si rimette in piedi; il suo primo istinto è di gettarsi nello scontro, ma aspetta ed aguzza lo sguardo mentre la sua mano resta ferma sulla faretra, aspettando a selezionare la freccia giusta.

Lancer non si aspettava la ferocia di Tigre Bianca e si ritrova sulla difensiva, parando una delle sue artigliate con il braccio. Invece di perdere sangue, però, dall’avambraccio si scatenano solamente scintille. La sorpresa è sufficiente a riportare Tigre Bianca alla ragione.

-Cosa... sei un robot!?

-Cyborg. Non siamo nella stessa categoria – risponde Lancer, attivando nuovamente le lame di plasma incandescente e preparandosi ad ucciderlo con un solo colpo.

E lo farebbe se non si ritrovasse una freccia conficcata nel palmo della mano. Il danno è consistente, abbastanza da far affievolire le lame fino a farle spegnere.

-Hai ragione – dice Black Arrow, scagliando un’altra freccia: Lancer l’afferra istintivamente con la mano ancora intatta, finendo per essere colpita da una potente scarica elettromagnetica.

La cyborg crolla a terra, mentre Black Arrow abbassa l’arma commentando:

-Io sono un Vendicatore, e tu non sei nessuno.

 

Occhio di Falco non sta avendo altrettanto effetto: nessuna delle sue frecce ha avuto alcun successo, nemmeno l’impulso elettromagnetico. Eppure, con sua sorpresa, Destino non ha fatto alcuna mossa offensiva verso di lui né verso Ravonna.

-Per quanto tempo hai intenzione di opporti all’inevitabile, Barton? Sai di non poter proteggere Ravonna da me. E non puoi chiamare né i Vendicatori né i maledetti Fantastici Quattro, perché ho isolato le comunicazioni di questo intero edificio.

-So che potresti ridurre in cenere l’intero palazzo, Destino. Quello che non capisco è perché; hai davvero così tanto bisogno di Ravonna?

-Destino non ha bisogno di nessuno, arciere.

-Sì, questa l’ho già sentita. Se non hai bisogno di Ravonna, perché non la lasci andare?

-Per il suo stesso bene.

-Che cosa vuol dire?

-Che il viaggio del tempo non è così semplice come una mente elementare come la tua può immaginare, Barton. Grazie alle scellerate azioni di Kang, raggiungere il vero presente di Ravonna è un compito molto arduo che può raggiungere solamente grazie al mio aiuto: se tentasse il viaggio di ritorno da sola, è impossibile prevedere in quale linea temporale si ritroverebbe.

-Non  me la bevo. Se è arrivata qui, può anche tornare.

-Kang era l’esperto di dinamica temporale. Per questo mi sono rivolta a Destino – ammette Ravonna, che abbassa l’arma.

-Non vorrai seriamente credere ad una serpe come Destino, vero!?

-Anche nel suo lontano futuro, la fama della parola di Victor Von Doom è ancora leggendaria.

-Non desidero aiutarti nei tuoi piani di conquista, Destino. Non ti seguirò nel mio tempo, né ti aiuterò a dominarlo.

-Come ho detto, Ravonna, non ho bisogno di te. Ma Destino non è insensibile al tuo dilemma, ed ha intenzione di offrirti una possibilità d’uscita.

-Non farlo, Ravonna – insiste Occhio di Falco, inascoltato dai due viaggiatori del tempo.

-Accetta di essere uno dei generali di Destino, Ravonna, e ti prometto una posizione di potere nel mio futuro regno, degna del tuo rango regale. Oppure abbandona il tuo passato per vivere in quest’epoca, ed hai la solenne parola di Destino che non ti sarà fatto alcun male.

-Ravonna, non devi credere ad una sola parola di quest’uomo!

-Non marcirò in una prigione primitiva come Kang – obietta Ravonna.

-Non dovrai farlo. Non ti saranno mosse accuse, e Destino non avrà alcun interesse nel genere di compagnia di cui ti accerchierai.

-Non mi lasci altra scelta. Accetto la tua proposta, Destino.

-Una vera sventura per il tuo futuro, ma un accordo è un accordo – sospira il Dottor Destino, puntando un dito verso Ravonna: il suo guanto rilascia un raggio di energia diretto verso di lei.

-No!!! – protesta Occhio di Falco, osservando Ravonna cadere a peso morto una volta colpita in fronte dal raggio di energia. L’arciere scocca una mezza dozzina di frecce con una velocità al limite del sovrumano, gridando:

-Bastardo psicopatico! Che bisogno c’era di ucciderla!?

-Ritorna a proteggere la tua città, Barton. Ne avrà bisogno, finché Destino non avrà dato inizio alla nuova epoca di pace mondiale – risponde il Dottor Destino, protetto dal campo di forza che svanisce assieme a lui in un lampo di luce.

Occhio di Falco è talmente accecato dalla rabbia di non aver potuto fare niente per fermarlo da non notare che anche Lancer è stata teleportata, il suono di un un gemito di dolore lo riporta alla ragione. Ad emetterlo è stata Ravonna, che si rialza a fatica portandosi una mano alla testa.

-Ravonna! Stai bene? Che cosa ti ha fatto? – le chiede l’arciere.

-“Ravonna”? Chi è Ravonna? – chiede la donna, guardandosi attorno confusa.

 

Castello Destino, Latveria

Kristoff Von Doom sta lavorando in uno degli innumerevoli laboratori del castello quando viene interrotto da un lampo di luce verde di cui riconosce all’istante la firma energetica.

-Padre – saluta, osservando con curiosità il corpo privo di sensi di Lancer quando viene lasciato senza troppa premura sulla strumentazione.

-Riparala. Non voglio essere disturbato – ordina il Dottor Destino.

“Maledetto arciere” pensa Destino “Senza Ravonna sarò costretto a rivedere radicalmente i miei piani. Ma forzare la mano per riportarla a Latveria avrebbe significato ammettere di avere bisogno di lei. Se soltanto quel folle si fosse arreso...”

-Ora che hai recuperato le particelle temporali di tutti i Vendicatori che si sono recati nell’epoca di Ravonna, padre, speravo di poter tornare a lavorare su...

-Destino ha parlato – taglia corto il re di Latveria, allontanandosi verso le sue stanze.

Se Kristoff non lo conoscesse bene, penserebbe che suo padre sia infuriato per aver vinto.

 

Howard Stark Memorial Hospital

Occhio di Falco si è già recato più volte in questo ospedale, ma questa volta non è per curare una delle sue ferite o per far visita ad un Vendicatore: ha da poco lasciato la stanza di Ravonna, ed ora sta parlando al telefono.

-Sì, esatto, nessun danno cerebrale... a parte una totale amnesia: non ricorda assolutamente niente di sé stessa e non saprebbe usare uno smartphone, figurati costruire una macchina del tempo. I dottori non hanno la minima idea di come curarla; tu puoi fare qualcosa?

-Farò il possibile. Ma ad essere onesto potrebbe essere una causa persa: quello che mi hai descritto è compatibile con una versione più avanzata dall’encefalo-raggio di Ultron. Se i miei calcoli sono corretti, non c’è modo di aiutarla a recuperare i suoi ricordi.

-Grazie per il tentativo. Non posso fare a meno di darmi la colpa di non averla protetta.

-Potresti aver inavvertitamente sventato i suoi piani. Dovrò rifletterci sopra.

-Che cosa vuoi dire? Pronto? Pronto? – ripete Occhio di Falco, senza ricevere più risposta.

 

Dall’altro lato della conversazione

L’uomo aggancia il telefono, tornando ad osservare lo schermo ultrapiatto su cui sono proiettate diverse immagini. Il modo in cui sono legate da diverse linee rosse può far pensare allo stereotipo di un fanatico della cospirazione, se c’è una logica nel modo in cui tutti i punti sono collegati, non è per nulla facile ricostruirla. Tutto è incentrato su una fotografia del Dottor Destino.

Una foto di Lancer, a sua volta collegata ad un’immagina di un’altra Lancer che indossa un costume diverso e a Franklin Richards. Foto di Kristoff e Morgana Von Doom, a loro volta collegati a Maximus e al Pensatore Pazzo. Tre immagini di Layla Miller, con tre età differenti, una collegata ad una foto della Scuola Xavier ed un’altra al Sanctum Sanctorum del Dottor Strange.

La scritta “Ordine Oscuro” cerchiata più volte, accerchiata da una rete di collegamenti incrociati tra loro e che comprende Ravonna, Kang, Thanos, una freccia che porta a Silver Surfer e un’altra a Capitan Marvel (accompagnata da un punto di domanda), ed altre due che ritornano a Maximus e Destino. Tutto questo non avrebbe senso nemmeno nella mente di un pazzo o di un genio. Forse è necessario essere un po’ di entrambi.

-Che cosa stai cercando, Victor? – si domanda Reed Richards.

 

Continua!